Palazzo del Governo di Como ... Relazione sull'edificio sede della Prefettura
Relazione sull'edificio sede della Prefettura da parte dell'Archivio di Stato
L'Archivio di Stato di Como custodisce documentazione inerente il
Palazzo del Governo di Como, attuale sede della Prefettura, nei
fondi Atti dei Notai, Archivio Storico Civico, Catasto, Intendenza
di Finanza, Prefettura.
Notizie storiche sul palazzo si trovano nel volume
Como e la sua storia. La città murata
, Como, Nodo Libri, 1994 (p. 102); in
LARIUS
, Tomo I, Introduzione a cura di G. MIGLIO, Milano, Ed. Luigi
Alfieri, 1959 (pp. CXIV-CXV, nota sulle antiche abitazioni dei
Governatori di Como).
I riferimenti catastali sono delineati nel volume di Matteo
Gianoncelli e Stefano della Torre,
Microanalisi di una città: proprietà e uso delle case della Città
Murata di Como dal Cinquecento all'Ottocento,
Como, New Press, 1984, pp. 305-306 (isolato 21.1, scheda 21101).
Il palazzo di via Volta ha acquisito l'attuale fisionomia a seguito
dell'unione, subito dopo il 1625
[1]
, di due abitazioni medioevali, e dall'Ottocento ad oggi è rimasto
pressoché invariato:
"Rinnovato nel corso dell'Ottocento, quando era sede oltre che
della Prefettura anche dell'amministrazione della Provincia, il
palazzo è caratterizzato da una facciata di sobria osservanza
neoclassica, con semplici cornici alle finestre e lo zoccolo
bugnato al pianterreno. Dall'Ottocento a oggi l'edificio non ha
subito mutamenti, tranne alcuni piccoli interventi alla fronte."
[2]
Un rilievo della facciata del Palazzo (cm 28x47), ad opera
dell'ingegner Gaetano Santinelli, datato 1878, si trova nel fondo
Archivio Storico Civico, Carte Sciolte, b. 1538, Tit. I, fasc. 10,
lettera D: è all'interno del carteggio tra il Prefetto Presidente e
il Municipio nel luglio-agosto 1878 relativo alla apertura di una
porta
"in estremità settentrionale del lato di levante..."
, in corrispondenza dell'ultima finestra verso nord (motivo per il
quale il Comune avrebbe prescritto che venisse praticata una finta
apertura, simmetrica, sull'estremità opposta del fabbricato, quella
verso sud, quantunque
"essendo la fronte del Palazzo Provinciale tanto estesa, e la
contrada tanto ristretta da non permettere che l'occhio possa
contemporaneamente osservare le due estremità del palazzo..."
). Altri interventi di ristrutturazione della facciata, quali il
sopralzo e l'aggiunta del balcone, occorsi tra 1901 e 1928 sono
descritti nella documentazione tuttora conservata presso l'archivio
storico del Comune di Como.
Prima ancora che nell'attuale Palazzo della Prefettura, si ha
notizia che i Governatori della città di Como alloggiassero in uno
stabile allora contiguo alla casa dei Giovio, attuale sede del
Museo Civico, brevemente descritto da Paolo Giovio in una sua
lettera datata 16 agosto 1543
[3]
come
"una magnifica casa congiunta colla mia per la banda delli orti e
quarti di drieto; e costa con certe pendicie da novecento scudi
d'oro, che tanto vagliono li legnami e le tegole, per non dire del
bellissimo orto con prato; ovi tuti li governatori e signori in
questa città hanno abitato..."
Nel 1545 l'abitazione del Governatore di Como era in una delle
numerose unità edilizie dall'accorpamento delle quali origina
Palazzo Mugiasca
[4]
in san Donnino, in particolare una di quelle prospicienti l'allora
Contrada di Porta Nuova: la casa di Battista da Lucino, in uso a
"Rodoricus de Arze, hispanus, cesareus Comi gubernatur"
, fu acquistata da Gaspare Rusconi fu Branda con rogito di
Alessandro de Rocchi in data 17 luglio 1545 (ASCO, Atti dei Notai,
busta n. 252), passata per eredità di Francesco Rusca all'Ospedale
sant'Anna e acquistata poi dai Mugiasca nel 1592.
Tra il 1549 e il 1614 i Governatori di Como alloggiarono nella casa
dei Rusca in san Sisto
[5]
. Il palazzo fu acquistato nel 1464 da Francesco Rusca: nell'atto
notarile in data 12 aprile 1464, a rogito di Gerolamo di
Castell'Argegno (ASCo, Ospedale Sant'Anna, record 2886.1), esso è
individuato in parrocchia di san Sisto, poi al mappale n. 27 della
parrocchia di S. Sisto nel Catasto Teresiano di Como Città, foglio
d'insieme (prospiciente sull'allora Contrada delli Odescalchi).
Qui, nel 1493 Francesco Rusca ospitò Gian Galeazzo Sforza e
Isabella d'Aragona, i quali partecipavano al corteo nuziale di
Bianca Maria Sforza diretta a raggiungere l'Imperatore suo consorte
[6]
. Nella seconda metà del secolo XVI l'edificio risulta affittato
alla Comunità di Como quale residenza del governatore Giovanni
Anguissola
[7]
, come si legge nel rogito di Giacomo Rusca in data 27 settembre
1572 (ASCo, Ospedale Sant'Anna, record 2886.2): "...locatae
magnificae Comunitati pro annuo ficto librarum cento quinquaginta
imperialium et quae per eam Comunitatem data fuit et est Ill.mo
Domino Comiti Ioanni Anguisole Comi praefecto pro eius usu..."
L'affitto alla Comunità da parte dei Rusca è documentato ancora
negli Estimi del 1591 e del 1597
[8]
. Nel 1615 l'immobile dei Rusca fu venduto a Francesco Odescalchi,
che ne fece la propria dimora (ASCo, Atti dei Notai, busta n. 879,
rogito di Desiderio Campacci in data 24 luglio 1615), restando poi
di proprietà della famiglia Odescalchi. L'affitto alla Comunità è
documentato ancora nell'estimo del 1639 per uso del
"sig. conte Aluigio Trotti governatore della Città di Como"
[9]
. Documentazione edilizia sul palazzo Rusca-Odescalchi è in ASCo,
ASC, Ornato Pubblico, busta 1048, fasc. 522.
Le due abitazioni medievali dall'unione delle quali nel 1625
originò l'attuale Palazzo della Prefettura, situate nell'allora
Contrada di Porta Nuova (oggi via Volta), erano entrambe proprietà
Torriani
[10]
: secondo l'Estimo del 1591 (ASC, Volume 182, Catasti civili,
parrocchia di san Benedetto, f. 66) e l' Estimo del 1597 (ASC,
Volume 188, Catasti civili, parrocchia di san Benedetto, f. 49),
Antonio et fratelli della Torre
dimoravano in una di esse, mentre la attigua era affittata ad
Alessandro Lucini prima e ai signori Mugiasca poi.
Nel dicembre 1625 le due case Torriani (allora proprietà dei
Signori Giulio et fratelli et nipoti della Torre
) furono affittate unitamente alla Comunità di Como per uso del
Governatore - come si legge nell'Estimo del 1625 (ASC, Volume 204,
Catasti civili, parrocchia di san Benedetto, f. 49) - dopo che nel
1616 i Dodici di Provvisione avevano ricevuto l'incarico di
procurare una dimora ammobiliata all'allora Governatore, duca
Ottavio Visconti
[11]
(ASC, volume 22, fol. 123).
Identificate con i numeri B 49 e B 50 nella Visita del 1650 (la
relazione sulle case della città di Como redatta dall'ingegnere
milanese G.B. Guidabombarda su richiesta di Paolo Torriani nel
1640, poi terminata dai suoi collaboratori nel 1650
[12]
), esse furono acquistate dalla Comunità di Como per uso abitazione
del Governatore con rogito del notaio Fabio Lucini in data 1644
marzo 24 (ASCo, Atti dei Notai, b. 1769).
Nel catasto teresiano della Città di Como, al 1751, la dimora è
identificata con la lettera B, "casa da nobile per abitazione del
Governatore", di proprietà della Città di Como (ASCo, mappe, Como
città, catasto Teresiano (sec. XVIII), foglio d'insieme)
[13]
.
Una planimetria dell'edificio così come si presentava nella seconda
metà del XVIII secolo è conservata nel fondo Archivio Storico
Civico, busta n. 437, fasc. 1:
"Pianta di una casa che serviva per li Ministri, pel Consiglio
Generale, per gli Archi della Città e pubblico con cappella della
quale non è fatta menzione della sua ubicazione. Ora Palazzo
dell'Illustrissima Delegazione Provinciale"
. Sono rappresentati il piano terreno e il piano superiore del
palazzo (si allega foto).
Una minuziosa descrizione (con segnalazione dei danni visibili e
delle riparazioni occorrenti) di come si presentava l'edificio agli
inizi del XVIII secolo è contenuta nella
"Descrizione dello stato presentaneo in cui trovasi la Casa propria
dell'Illustrissima Città di Como, che serve d'abbitazione
all'Illustrissimo Signor cavaliere Colonnello Don Giuseppe Garzia
Ramondi Governatore della medesima Città, e Castello di Como..."
firmata in data 23 dicembre 1727 (con aggiunta del 23 ottobre
1733) dall'allora Governatore Ravanal, dal Marchese Marco Aurelio
Odescalchi e da Paolo Giovio, delegato della Città.
Vi si legge come dalla porta principale sulla Contrada di Porta
Nuova (ad arco su pilastri e zoccolo di granito sarizzo, con ante
rivestite in larice e battenti anulari) si accedesse, attraverso un
andito, al grande portico col pavimento
"a scaglie di pesce"
e soffitto di assi e travetti
"con orli corniciati"
e la
"nicchia per mettere la Pusterla"
. A sinistra dell'andito,
"una stanza che serve per la guardia"
con
"suolo di mattoni mediocre"
e camino, provvista di
"tavolazzo nuovo di peccia della larghezza di detta stanza,
sostenuto da due travotti assicurati nel muro, qual serve per il
riposo de' soldati".
La stanza alla destra dell'andito ha una finta finestra contornata
da una fascia in sarizzo e altre due finestre verso la strada, un
camino dall'alta imboccatura in pietra molegna ed un armadio a muro
con antine
"in mal essere".
Attraverso altre due stanze simili, accessibili ciascuna mediante
un gradino in discesa, si giunge ad alcuni ambienti a rustico
"sotto li mezzani"
, con
"suolo di piotte moltrasine"
o di terra battuta, soffitto
"d'asse sgreggie"
e
"muraglie rustiche"
, uno dei quali dotato di
"pozzo con fornello"
. Da uno di tali cortiletti, passando sotto una
"scaletta secretta che va' di sopra in tre andate",
si giunge ai locali annessi alle cucine, con il forno e il
"fornello per la caldara"
, poi la dispensa, un altro cortile rustico con pozzo e
"polaio cinto di muro"
, la cantina e gli ammezzati al di sopra; ancora, un
"luoghetto che serve di levandino"
e la cucina vera e propria, con due forni e dodici fornelli
"con suoi ferri in croce"
. Un
"dispensino"
giace sotto lo scalone che mette al piano superiore e da esso,
andando verso il portico principale, si giunge nella corte
principale del piano terra con lo spazio adibito a rimessa per le
carrozze, la scuderia e la stalla. Il giardino al pian terreno si
sviluppa lungo
"il muro anteriore alla muraglia del bastione".
Al piano superiore (al quale si accede dal portico principale
attraverso lo scalone
"in due andate"
) si susseguono numerosi ambienti, tra i quali la corte principale,
circondata da murature rustiche, con nel mezzo una piccola cisterna
e accesso al "
giardinetto
superiore, confinante colle mura del Bastione"
; la
"stanza del Pogiolo verso strada"
; il
"salone grande"
con soffitto ligneo
"tinto a scuro, con piciole rosette sopradorate, camino grande di
pietra molegna lavorata a troffei di guerra, con sua cimasa pure
della medesima pietra"
; la loggia sul cortile superiore, con parapetto e soffitto lignei;
un'ampia stanza con un camino
"di marmo nero lustro sagomato, con zoccoli, e soglia di brocatello
[...] muri stabiliti, con freggio d'architettura, e paesi, et alle
portine e finestre rebeschi di pitture, soffitto con tre sommeri
per la minore fodrati, travotti, assi, et orli corniciati, il tutto
piturato all'anticha"
; una stanza prospiciente il giardino, anch'essa con soffitto
affrescato
"e rose a' riparto sopradorate, muri stabilitti, e pitturati, con
ornato di stucchi, e fighure dipinte, con fregetti, e contorni
sopradorati"
; due
"arcove",
una con gabinetto separato e un'altra con volta affrescata e
camerini anch'essi affrescati; una "
cardenza
" con forno sospeso su due mensole, cappa, fornelli e lavabo.
Nel 1823, con istrumento 24 febbraio del Notaio Gaetano Perti
(ASCo, Atti dei Notai, busta n. 4998 rogito del Notaio Gaetano
Perti in data 1823, febbraio 24 e Intendenza di Finanza, b. 89), il
Palazzo Prefettizio
"coll'annesso giardino posto in questa Città nella Contrada Nuova
marcato esteriormente col N. 1. uno, che non è iscritto nelle
Tavola Censuaria, e quindi trovasi senza estimo, al qual Palazzo, e
giardino vi confina a levante la Contrada, a mezzo giorno la Casa e
giardino del Signore Don Giacomo Sebregondi mediante muro
divisorio, a ponente la sopra detta Città, ed a settentrione la
Casa, e giardino del Signor Conte Don Giovanni Pietro Porro
mediante muro divisorio"
, di proprietà del Municipio di Como, fu venduto
"in via di contratto di livello perpetuo redimibile a richiesta
della compratrice I. R. Direzione del Demanio"
, con obbligo di manutenzione, una volta
"intraprese, condotte al loro termine le opere di ampliazione, e di
abbellimento del Palazzo"
.
Nel citato atto, il Notaio Perti specifica, al punto primo delle
clausole
"che il possesso, e libero godimento del Palazzo s'intende
retrodatato per tutti gli effetti di ragione a favore dell'I. R.
Direzione del Demanio al giorno Primo gennaio 1821"
. Al punto sesto delle medesime clausole, il Notaio scrive
"che finché non abbia luogo la redenzione, ed il pagamento del
prezzo come sopra, s'intenda passato nell'I. R. Demanio il solo
utile dominio del Palazzo, e che il diretto dominio debba essere
riservato alla Congregazione Municipale a garanzia non solo del
prezzo, ma così anche del pagamento del convenuto annuo canone, e
sarà perciò facoltativo alla Congregazione Municipale di prendere
l'iscrizione sul Palazzo, ove fosse d'uopo."
Al punto nono il Notaio specifica ancora che
"non ostante che il presente contratto abbia la forma, ed il
carattere di livello perpetuo redimibile, non potranno per verun
titolo applicarsi al medesimo i diritti, e le condizioni, che a
termini di ragione sono della natura del contratto di livello, se
non in quanto sono conformi alle condizioni, qui sopra espresse,
escludendosi per patto espresso ogni altra condizione, che non sia
specialmente convenuta"
.
Nel 1861, data del rilevamento catastale del Catasto dello Stato
Unitario, il palazzo è identificato con il numero di mappale 646,
come "palazzo di residenza del R. Governo" di due piani e 67 vani,
intestato all'Erario Civile livellario del Comune di Como (ASCo,
U.T.E., mappe, Como città, catasto Lombardo-Veneto 1858-1900,
foglio 4; catasto cessato 1898, foglio 4; catasto 1900, foglio 4).
Con istrumento 16 luglio 1874 del Notaio Carlo Binda (ASCo, Atti
dei Notai, busta n. 6832 e Intendenza di Finanza, b. 89), il
palazzo, nel quale
"hanno attualmente sede gli Uffici della Prefettura della
Provincia, la Deputazione Provinciale, l'alloggio
dell'Illustrissimo Signor Prefetto"
viene venduto all'Amministrazione Provinciale, data la volontà
espressa dalla Deputazione Amministrativa della Provincia di Como
"di subingredire nel dominio utile di detto edifizio"
e vista la dichiarazione in data 23 giugno 1873 del Municipio di
Como
"di non trovare a fare alcuna osservazione in contrario circa il
progetto di cessione del suddetto Palazzo"
.
Il fabbricato venne all'uopo descritto nella relazione di stima del
Genio Civile datata 22 agosto 1869 (ASCo, Intendenza di Finanza, b.
89, istrumento di vendita del notaio Carlo Binda, allegato VI):
"Un sol corpo di fabbrica con accesso dalla pubblica via,
costituito di quattro ale di fabbrica racchiudente la corte, al di
là del lato di ponente vi esiste un giardino, il quale è addossato
al pian terreno di questo lato, ed è formato in due ripiani
estendentisi a tutta la grossezza del terrapieno e bastione che
formano la cinta murata della Città: il primo ripiano corrisponde
alle soglie delle aperture di porta e finestre dell'abitazione ed
Ufficio del Prefetto in 1° piano. L'ala di fronte principale verso
strada è costituita di quattro piani, compreso il terreno, e le
altre di soli tre come sopra. Nei registri censuari primitivi è
identificato: in mappa della Parrocchia di St. Benedetto alla
lettera B coll'estimo non paganti."
La descrizione sommaria indica il Palazzo come
"Abitazione ed uffici del Signor Prefetto e della Prefettura,
Questura, Ispettore Scolastico; uffici della Deputazione
Amministrativa della Provincia, Cassa e Ricevitoria Provinciale,
abitazione del custode.
La relazione prosegue poi con la descrizione del palazzo ed
annesso giardino, piano per piano, con numerazione progressiva
degli ambianti. Vengono enumerati e descritti un totale di 128
ambienti tra cui, al piano primo, al n. 51,
"il Gabinetto ed Ufficio del Prefetto al quale è aggiunto un sito
apposito di latrina, suolo di pianelloni, soffitto a plafone,
serramenti d'antiporto sulle aperture di porta e serramenti sulle
due finestre come ai precedenti, uno però a Salone che mette al
giardino, stufa in uso"
; al n. 61 la
"Sala degli scrittori"
; al n. 63 la
"Sala del Segretario Capo"
; al n. 66 l'
"Ufficio telegrafico"
; al n. 69 la "abitazione ad uso del Prefetto"; al n. 73 la "Sala
da bigliardo". Al piano secondo, al n. 113
"Ufficio di spedizione ed Archivio dell'Ufficio Tecnico
Provinciale"
. Al piano terzo, al n. 127, l'archivio della Prefettura, "
disposto in tutta la parte elevata dell'ala di caseggiato verso la
Via Pubblica e che si estende dalla casa Porro a tramontana fino
alla casa Baragiola (alias Sebregondi) a mezzodì, accesso dalla
continuazione della scala al n. 109
[scala d'accesso agli Uffici superiori e abitazione del Prefetto].
";
al n. 128 il
"Giardino in due ripiani al lungo dell'ala di ponente della Casa e
corrispondente fino al Bastione e cinta della Città; e piantumato
di alberi d'ornamento e da frutto in parte di antica data ed in
parte recente"
.
Nella relazione di stima si legge anche che nel 1864, previo
accordo con il Conte Giovan Pietro Porro, la cui abitazione
confinava a nord con il Palazzo, venne innalzato il terzo piano del
Palazzo Prefettizio e che nel 1865 furono eseguiti dei lavori di
miglioramento alle pareti esterne del Palazzo (sempre confinanti
con la proprietà Porro e corrispondenti ai locali d'archivio)
"per togliere i perniciosi effetti dell'esposizione a settentrione
dell'umidità per le intemperie"
.
Nel 1862 furono realizzati, a seguito di trattativa privata con
affidamento al miglior offerente, interventi per la
"provvista di alcuni mobili necessari agli Uffizi di questa
Prefettura, descritti nella relativa perizia dell'Uffizio del genio
Civile della Provincia"
(ASCo, Prefettura, Contratti, b. 3, N. 6, p. 142) e diverse
"opere di riparazione ai caloriferi e stanze dei diversi uffizi di
questa Prefettura, e dei tetti del Palazzo della medesima,
descritte nella relativa perizia dell'Uffizio del Genio Civile
della Provincia"
(ASCo, Prefettura, Contratti, b. 3, N. 6, p. 146).
Tra 1870 e 1877 furono eseguiti ancora numerosi interventi di
riparazione al palazzo, al giardino e alle mura (ASCo, Intendenza
di Finanza, b. 89), i principali dei quali riguardanti: i
serramenti delle finestre nell'alloggio e nelle sale di
rappresentanza del Prefetto (essendone precedentemente stati
rimossi - si legge in diverse comunicazioni del 1875 - i doppi
vetri); il pavimento del porticato d'accesso al Palazzo (minacciato
- come si legge in una comunicazione del 10 dicembre 1874 - dallo
scolo delle acque che,
"per difetto del suolo del cortile, mancante di sufficiente
declivio... vengono in parte a riversarsi nel porticato rendendo
così non solo malagevole il passaggio ma anche con danno del
porticato stesso."
; la porzione di mura civiche costituenti il muro di cinta del
giardino del Palazzo Prefettizio, abbassate
"fino a metri cinque sopra il suolo della fossa esterna"
e riparate (lavori terminati nell'aprile 1873)
Diversa documentazione riguardante l'acquisto di mobilio e
riparazioni al mobilio del Palazzo della Prefettura (in particolare
per l'alloggio del Prefetto) avvenuti tra 1907 e 1908 si trova
nella busta n. 692 del fondo Ufficio Tecnico di Finanza.
Di poco antecedente al 22 giugno 1933
[14]
doveva essere un progetto per la sistemazione di Villa Olmo a sede
del Palazzo di Governo (ASCo, Prefettura, Gabinetto, 1° versamento,
b. 216). Della documentazione si conserva, oltre alle planimetrie e
agli alzati relativi alle trasformazioni previste (con indicazione
delle nuove destinazioni d'uso degli ambienti), una
"Relazione per l'adattamento di Villa Olmo a sede del Palazzo del
Governo in Como",
la quale traccia a grandi linee la genesi architettonica della
Villa e descrive le modifiche intervenute. Evidentemente, il
progetto di sistemazione degli Uffici di Prefettura presso la Villa
non vide luce, "
inattuabile per la situazione eccentrica dell'immobile,
assolutamente contraria alle inderogabili esigenze di un ufficio
governativo di primaria importanza"
[15]
, se già nel 1939 il Comune di Como, proprietario dell'edificio dal
1925, era in trattative per la sistemazione nei locali della Villa
del collegio femminile della G.I.L. e poi per altre ipotesi di
destinazione d'uso (ASCo, Prefettura, Gabinetto, II versamento, b.
102).
IL FUNZIONARIO ARCHIVISTA
dott.ssa Rosella Castorina
[1]
Como e la sua storia. La città murata
, Como, Nodo Libri, 1994, p. 102
[2]
ibidem
[3]
LARIUS
, cit., p. CXV: si cita VOLPATI Carlo,
Sviluppi ed aspetti di Como attraverso i secoli
, in <<
Como
>>, 1934, p.38
[4]
Matteo Gianoncelli e Stefano della Torre,
Microanalisi di una città: proprietà e uso delle case della Città
Murata di Como dal Cinquecento all'Ottocento,
Como, New Press, 1984 p. 374, scheda n. 27201 e
LARIUS
, cit., p. CXV
[5]
LARIUS
, cit., p. CXV
[6]
Ivi
, pp. LIV-LVI
[7]
ibidem
[8]
Matteo Gianoncelli e Stefano della Torre,
cit.,
p. 393, scheda n. 29107
[9]
ibidem
[10]
Matteo Gianoncelli e Stefano della Torre,
cit.
, p. 306, scheda 21101.
[11]
LARIUS
, cit., pp. CXIV-CXV
[12]
, Matteo Gianoncelli e Stefano della Torre,
cit.,
pp. 16-18
[13]
Sulla mappa della città di Como del catasto Teresiano del 1722,
foglio 4, il numero del mappale è illeggibile
[14]
È questa la data della nota al Podestà di Como ad oggetto
"Sistemazione Villa Olmo a Sede del Palazzo del Governo", con la
quale l'Ufficio Tecnico invia il "progetto di massima dell'Ing.
Terragni per la sistemazione ad uso del Palazzo del Governo di
Villa Olmo".
[15]
ASCo, Prefettura, Gabinetto, II versamento, b. 102, Relazione
informativa del Podestà in data 26 marzo 1941.
Data pubblicazione il 24/11/2021
Ultima modifica il 21/06/2023 alle 11:09
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